
Morti per rincorrere la loro vita: il pallone
Alessio e Riccardo avevano 17 anni e un sogno: la serie A
AVEVANO LA NOSTRA ETA’, MA SOPRATTUTTO IL NOSTRO STESSO SOGNO ED E’ PER QUESTO CHE ABBIAMO DECISO DI RICORDARLI…
E’ ancora sanguinante la ferita inferta dalla notizia della morte dei due giovani talenti della Juventus.
Abbiamo letto articoli su quotidiani sportivi e non, abbiamo visto un susseguirsi di immagini e servizi televisivi accompagnate da musiche di circostanza e da commenti dimessi, come si conviene in queste tristi occasioni.
Abbiamo persino dovuto sopportare la stucchevole spettacolarizzazione della tragedia da parte di alcuni media.
Poi, a cominciare dagli anticipi di sabato, ci siamo idealmente uniti ai giocatori schierati a centro campo in un unico abbraccio, raccolti in quel minuto di silenzio, interrotto solo dallo scroscio degli applausi del pubblico presente allo stadio.
Forse abbiamo addirittura preso parte in prima persona a quegli applausi.
Ancora negli occhi i primi piano dei visi compunti di allenatori, giornalisti, calciatori e tifosi, pronti all’occorrenza a versare anche una lacrimuccia in favore di telecamera.
Ma, subito dopo, sventolando il motto “The show must go on”, lo spettacolo deve continuare, è arrivato il fischio iniziale delle partite, su tutti i campi. Tuttavia si dice sempre “RICORDARE PER NON DIMENTICARE” ed è per questo che abbiamo deciso di narrarvi l’episodio…
TORINO - Due giovani calciatori della formazione Berretti della Juventus sono annegati in un laghetto all'interno del centro sportivo Mondo Juve a Vinovo (Torino). Alessio Ferramosca e Riccardo Neri avevano 17 anni. Sono morti annegati nel tentativo di recuperare un pallone finito in un vascone adiacente al modernissimo centro sportivo Mondo Juve di Vinovo. Alessio e Riccardo erano due giovani promesse della squadra "Beretti" della Juventus, l'anticamera alla "primavera" e in poche parole al professionismo. Chi ha calcato i campi di calcio sa bene che tutti i campioni che guadagnano milioni di euro in serie A sono passati per le giovanili e tutti si sono ritrovati da ragazzi a raccogliere e riordinare ad ogni fine allenamento i tanti palloni utilizzati. Per i campioncini è un dazio da pagare a turno, un piccolo gesto che s'impone ai ragazzi come forma d'ordine e disciplina.
Purtroppo l'eccessivo zelo dei due giovani è stato fatale: nessuno ha assistito alla tragedia ma la ricostruzione più verosimile vorrebbe che mentre i compagni rientravano negli spogliatoi, i due si sono soffermati sul campo per "mettere a posto". Neri e Ferramosca si accorgono che uno dei palloni e' finito nel vicino laghetto artificiale e decidono di andarlo a recuperare. La vasca di 50 metri per 30 e' protetta da una recinzione alta circa un 1 metro. Loro la scavalcano e si avvicinano al bordo, che e' profondo 4 metri. Forse a causa del buio e dell'umidità che rende scivoloso il terreno, uno dei due cade in acqua e l'altro lo segue nel tentativo di salvarlo. L'acqua e' gelida e in breve perdono i sensi per ipotermia. Intanto i compagni non si accorgono di nulla e fanno tranquillamente la doccia, solo dopo un'ora un magazziniere nota l'assenza dei due e fa scattare le ricerche e i soccorsi.
Ferramosca e' deceduto per primo, per Neri i medici hanno tentato fino all'ultimo procedure di rianimazione, sospendendole poco prima di mezzanotte. Ciò fa pensare che sia stato Alessio a cadere per primo e Riccardo subito dopo, in un disperato tentativo di salvataggio. Alessio era un centrocampista con il pallino di Alex Del Piero e Riccardo era già un portierone, tenuto d'occhio dagli allenatori per la sua maturità tecnica. Il suo ultimo slancio atletico lo ha speso per salvare un amico anzichè un pallone. Entrambi studiavano nei pressi di Torino, ed entrambi ci tenevano a diplomarsi nonostante la carriera calcistica promettente. Due ragazzi modello, deceduti per rincorrere un'ultima volta il loro grande amore, quel pallone maledetto che alimenta i sogni e le speranze di tanti giovani, che viene calciato e rincorso sui campetti polverosi di periferia come purtroppo nelle acque gelide di un vascone mal recintato.